Le piante sentono, comunicano e amano.

 
 
 
 
Le piante sentono, comunicano e amano.

Il professor, Dr. Gustav Theodor Fechner, era ritenuto uno sciocco da molti nel 1848 quando ha suggerito che le persone dovrebbero parlare con i loro piante al fine di aiutarle a crescere meglio e felici, infatti, Gustav Theodor Fechner, fisico e filosofo, contesta audacemente la rigida gerarchia che colloca gli esseri viventi – uomini animali e piante – su una scala discendente, dai superiori agli inferiori, ponendo questi ultimi al servizio dei primi: «Perché non ci dovrebbero essere, oltre le anime che camminano, gridano, mangiano, anche anime che silenziosamente fioriscono e spandono odori?».

Muovendo dalla concezione panpsichista dell’universale animazione della natura, Fechner procede attraverso osservazioni scientifiche, confutazioni logiche e, all’occasione, provocazioni: in fondo anche «le piante si nutrono degli uomini e degli animali», ovvero dell’anidride carbonica prodotta dai polmoni e degli effetti della decomposizione.

Ma il suo intento non è sovvertire, bensì ricondurre a unità. Acquistano allora sommo valore l’analogia, la poesia come strumento di conoscenza, come «natura che si fa strada attraverso le idee di cui l’istruzione ci ha artificialmente imbevuti».

Il titolo del suo splendido libro e’ Nanna (Soul-vita delle piante.), dove la profondità speculativa, la preveggenza scientifica, la nitidezza del libro, non potrà non farci riconoscere in Fechner uno dei più grandi tra quei filosofi romantici della natura che avrebbero avuto una decisiva influenza, per esempio su Jung.

Oggi ci domandiamo ancora se le piante comunicano anche utilizzando la telepatia,
Comunque sia e’ una domanda interessante ed è stata sollevata questa volta da una recente ricerca pubblicata sulla rivista australiana “BMC Ecology”, suggerendo che le piante sembrano reagire a lievi rumori – generati all’interno della cellula – per parlare con l’altre.

E che cosa significa questo per gli esseri umani?

Lo scienziato Dean Radin, ha suggerito che la meccanica quantistica sta fornendo una spiegazione di come funziona la telepatia. Forse scavare più a fondo il modo in cui altri organismi comunicano ci aiuterà anche a risolvere il mistero della telepatia tra gli esseri umani.

Le piante comunicano attraverso le onde sonore

Dopo aver osservato come le piante influenzano la crescita reciproca, Monica Gagliano e Michael Renton dalla University of Western Australia ha proposto che le piante comunicano attraverso onde sonore (non udibile per l’uomo) o oscillazioni nanomeccaniche, che sono appunto nel regno della meccanica quantistica.

Oscillazioni nanomeccaniche sono vibrazioni sulla più piccola scala atomica o molecolare.

I ricercatori hanno notato che i semi di peperoncino ( Capsicum annuum ) sono cresciuti meglio in un contenitore chiuso in presenza di basilico ( Ocimum basilicum ), ma sono stati ostacolati dalla presenza di finocchio ( Foeniculum vulgare) , il che suggerisce che l’ambiente di crescita ha avuto meno effetto sullo sviluppo dal modo in cui i semi interagiscono tra loro.

Gagliano e Renton ha detto che “la germinazione dei semi è stato positivamente rafforzata dalla presenza di un vicino ‘buono’, anche quando le note modalità di segnalazione sono stati bloccati, il che indica che i segnali luminosi, tattili o chimici non possono essere indispensabili per le diverse specie di piante a percepire ogni altro presenza. ”

Gagliano aveva già pubblicato i risultati dello scorso anno di radici di mais che producono ticchettii nel rango 220-Hertz.
L’articolo è apparso in “Trends in Plant Science”.

Ha anche scoperto che, quando sospeso in acqua, le radici di mais tendono a inclinarsi verso vibrazioni della stessa gamma di frequenze.

Le piante comunicano tra loro attraverso le vibrazioni.

La meccanica quantistica ci insegna che la Terra è un mare di vibrazioni. Gli esseri umani e gli animali rispondono a diverse frequenze.

Anche i batteri possono segnalare uno al altro con le vibrazioni.
Nel 2011, i ricercatori Allan Widom e colleghi della Northeastern University di Boston pubblicato i risultati mostrano che i batteri unicellulari come E-Coli possono comunicare tra loro utilizzando onde radio. Hanno calcolato che le frequenze di transizione tra questi livelli di energia corrispondono ai segnali di trasmissione radio a 0,5, 1 e 1,5 kilohertz, stesse frequenze come quelli utilizzati nelle trasmissioni radio AM e FM.

I ricercatori hanno anche scoperto che i batteri possono comunicare utilizzando un linguaggio chimico chiamato “quorum sensing”, vediamo che cosa e'.

Il quorum sensing è un sistema di regolazione trascrizionale dipendente dalla densità cellulare, ovvero un meccanismo che molte cellule batteriche della stessa specie utilizzano per comunicare tra di loro.

Meccanismi di quorum sensing sono stati individuati nella quasi totalità dei batteri sia gram-negativi che gram-positivi.

Il sistema è composto da due elementi: la molecola segnale (solitamente un omoserina lattone acilato per i batteri gram-negativi, un oligopeptide per i gram-positivi) e l'attivatore trascrizionale.

La molecola segnale è un induttore che diffonde all'esterno della cellula originaria, e può così entrare nel citoplasma di altre cellule adiacenti. Se la concentrazione di molecola segnale all'interno di cellule della popolazione batterica è alta, questa molecola si legherà all'attivatore trascrizionale, che a sua volta attiverà o reprimerà una serie di geni, determinando l'attivazione o lo spegnimento di vie metaboliche o processi cellulari specifici.

L’idea che le piante comunicano non è del tutto nuova come ho gia’ detto.

La gente ha parlato di piante da sempre. Fitoterapia di nativi americani , per esempio, che si basa su una qualche forma di comunicazione con le piante.

Fiori di Bach si basano anche sulla capacità di un guaritore di comunicare con i fiori e chiedere loro di rendere le loro proprietà curative.

Le piante possono anche reagire alla luce

La prima volta nel 1937 il professore austriaco Hans Molisch, descrive il termine allelopatia come un meccanismo biologico attraverso il quale un organismo produce sostanze chimiche che influenzano la crescita, la sopravvivenza e la riproduzione di un altro organismo.

Sostanze chimiche rilasciate nel suolo o nell’aria da radici o foglie che possono avvisare gli altri alberi che e' in atto una minaccia in modo che gli altri possano accelerare la produzione di difese chimiche.

Allelopatia si trova non solo tra le piante, ma anche tra i batteri e funghi.
Università di Bielefeld Prof. Dr. Olaf Kruse e il suo team ha pubblicato, lo scorso anno, in “Nature Communications” che le alghe verdi possono trarre energia dalla fotosintesi di altre piante.

Se questo tipo di comunicazione attraverso la luce, sostanze chimiche o onde sonore non può essere chiamato telepatia, uno stimolo alll’immaginazione di chi crede che siamo tutti collegati più o meno allo stesso modo come il cervello planetario raffigurato nel “Avatar “movie.

Nel pianeta Terra, come ora sappiamo, intere foreste sono infatti collegati da reti di funghi sotterranee ( micorrize ). E possible immaginare che le piante utilizzino i segnali acustici per la trasmissione di informazioni tramite questo sito.

Penso che il risultato di questi esperimenti con le piante confermano che gli esseri umani possono condividere una qualche forma di energia con loro che ci permette una interconnessione che ancora non siamo riusciti a comprendere pienamente.

LE PIANTE HANNO MEMORIA E POSSIEDONO ABILITA’ EXTRASENSORIALI

Recentemente un gruppo di botanici dell’Istituto del Nebraska ha condotto una serie di esperimenti attraverso i quali hanno scoperto che le piante sono in grado di memorizzare informazioni.

Esse hanno mostrato peculiarità nella memoria di lavoro, indirizzando il loro sviluppo evolutivo, per esempio, nei periodi di scarse piogge simulano gli effetti che hanno prodotto durante i periodo di difficoltà (siccità), e sono in grado di attuare alcune misure che renderanno meno il loro stato di vulnerabilità per l’ambiente stesso.

Scienziati confermano che le piante hanno una memoria evolutiva e possieodono abilità extrasensoriali. Il tutto è stato testato dopo una serie di esperimenti botanici su Arabidopsis thaliana, presso il Nebraska Institute.

Infatti il gruppo di botanici dell’Istituto ha condotto una serie di esperimenti attraverso i quali ha scoperto che le piante sono in grado di memorizzare informazioni.

Esse hanno mostrato peculiarità nella memoria di lavoro,indirizzando il loro sviluppo evolutivo, per esempio, nelle stagioni di siccità e quindi le piante simulano gli effetti che hanno prodotto durante i periodo di siccità, quindi scarse piogge e sono in grado di attuare alcune misure che renderanno meno la loro vulnerabilità per l’ambiente stesso.

REAZIONI CHE RICORDANO L’EFFETTO BACKSTER

Nel 1966 Cleve Backster, un tecnico dell’ F.B.I. addetto alla messa a punto ed all’impiego della macchina della verità, scoprì casualmente che la Dracena che aveva in ufficio reagiva quasi “emotivamente” a ciò che accadeva attorno ad essa.
Tutto ebbe inizio un giorno in cui volle misurare la variazione di conducibilità elettrica delle foglie della pianta per effetto dell’innaffiamento.

Backster bagnò il terreno del vaso e poco dopo effettuò una misurazione.

Egli si aspettava un aumento della conducibilità elettrica delle foglie di Dracena ed invece il valore di tale parametro diminuì così come accade di solito in un essere umano che prova una lieve emozione.

Backster allora compì altri esperimenti e si accorse che la pianta reagiva inspiegabilmente alla presenza di persone che davanti a lei avevano precedentemente “ucciso” altre piante o piccoli animali – reazione che fu interpretata come espressione di “paura”.

Sembrava che la pianta ricordasse l’identità di coloro che avevano “ammazzato” altre piante o piccoli animali, ci si potrebbe chiedere se non si tratti di una forma elementare di “memoria”.

Le esperienze di Backster mostrano che anche le piante sono in grado di manifestare razioni fisiche e chimiche assimilabili alle risposte biologiche che noi definiamo come “emozioni”.

Tali tipi di reazioni sono chiamate “effetto Backster”.

Nel 1966, mentre faceva delle ricerche sulle modificazioni elettriche in una pianta che viene annaffiata, Backster collegò un poligrafo (macchina della verità) ad una delle foglie della piantina su cui stava lavorando.

Con sua grande sorpresa, scoprì che il poligrafo registrava delle fluttuazioni nella resistenza elettrica del tutto simili a quelle di un uomo che viene sottoposto a un test della verità.

Era possibile che la pianta stesse provando qualche tipo di stress?

E se, per esempio, le avesse bruciato una foglia, cosa sarebbe successo? Proprio mentre pensava queste cose, l’ago del poligrafo impazzì, portandosi di colpo al massimo.

Backster annoto' la pianta doveva in qualche modo essersi accorta del suo progetto di bruciarle una foglia – gli aveva letto nella mente!

Si potrebbe andare Avanti all’infinito ed e’ chiaro che questo lavoro non puo’ né vuole, dire nulla di conclusivo circa la realtà di questi fenomeni e vuole essere invece, solo un contributo ulteriore verso la dimostrazione sperimentale delle possibilità insite nel mondo vivente.

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